Come gestire le relazioni familiari tra genitori e figli in epoca di CoronaVirus: L'intervista alla dottoressa Anna Montanaro Psicopedagogista, specializzata in Mediazione Familiare
L'emergenza CoronaVirus ha portato tutte le famiglie d'Italia ha un repentino cambiamento delle proprie abitudini e quindi anche delle relazioni interne tra genitori e bambini.
Ne abbiamo parlato con la dottoressa Anna Montanaro, Psicopedagogista, specializzata in Mediazione Familiare e Responsabile dell'Ufficio Servizi Scolastici del Comune di Camaiore
Come spiegare questa situazione ai bambini, anche a seconda dell’età? (se è giusto spiegarla..)
Per quanto riguarda i bambini nella fascia 0-3 anni è possibile parlare di quanto sta accadendo in forma "romanzata", il che non significa certo presentare una situazione positiva, ma cercare di far capire loro perché non usciamo, perché non andiamo al Nido, perché non abbiamo più le abitudini di prima.
Si possono quindi inventare delle piccole storie presentando il virus come una specie di mostriciattolo entrato nella vita di tutti e che ci costringe a non uscire. Se non ci sono particolari disagi da parte dei bambini non è comunque necessario sollevare la questione; eventualmente si può prendere spunto da quanto sta accadendo per fortificare alcune buone abitudini come il lavaggio frequente delle mani senza però generare paure poi difficili da gestire. I bambini piccoli vivono molto di routine e di concretezza ed è quindi difficile spiegare loro qualcosa che non si può vedere. Alcuni genitori mi hanno riferito che i bambini sono più vivaci del solito, altri più irrequieti. E’ normale. Le abitudini acquisite sono per tutti dei punti di riferimento che in questo periodo abbiamo perso ed è faticoso per tutti adattarsi ad una vita diversa. Fortunatamente i bambini riescono ad avere meno preoccupazioni di noi ma contano su di noi per trovare sicurezza e stabilità. Sta quindi agli adulti cercare di investire del tempo per far sì che il clima percepito non sia troppo pesante.
Se invece si tratta di bambini più grandi è necessario spiegare qualcosa di più, magari facendo loro delle domande, cercando di capire che cosa hanno compreso da questa situazione. Bisogna però stare attenti a come si parla in casa, fare attenzione all'utilizzo della parola "morte" in quanto i bambini possono fare fatica a comprendere la gravità del momento e, per certi versi, ritengo che pur responsabilizzandoli e coinvolgendoli sia anche necessario salvaguardare la spensieratezza dei loro anni. Non è necessario ad esempio che ascoltino il telegiornale, che già terrorizza gli adulti. Ricordiamoci che le paure sono spesso legate a qualcosa che non si conosce e quindi evitiamo di generarne di nuove. Va utilizzato un linguaggio adatto all'età e osservare moltissimo le loro reazioni. Questo almeno per la fascia 0-6 anni.
Sono cambiate all’improvviso le abitudini di tutta la famiglia. Come gestire il tempo in casa , quanto dedicarne ai bambini, quanto e come dedicarne un po’ anche a se stessi o alla coppia?
Questa esperienza ha sicuramente creato un modo diverso di vivere le relazioni all'interno della famiglia. I genitori che prima andavano al lavoro e dedicavano un po' del loro tempo ai bambini la sera, ora si ritrovano a doversi reinventare nell'ambito di un tempo maggiore, probabilmente tutta la giornata, e questo può portare dei rischi, sia per quanto riguarda l'adulto sia per quanto riguarda il bambino. Molti genitori non sono più abituati a giocare, per molti motivi…la vita che abbiamo fatto fino a questo momento ci ha imposto dei ritmi piuttosto sostenuti e infatti da pedagogista mi è capito spesso di dover insegnare ai genitori come poter giocare con i propri figli. Oggi occorre non perdere i limiti che ci eravamo dati prima, questo significa che anche se i tempi si sono dilatati, vanno comunque gestiti in maniera corretta sia per i più piccoli sia per i genitori. Non è necessario giocare con i bambini 24 ore al giorno, anche perchè quando rientreremo nella normalità, potrebbero subire un disagio a causa dell'ulteriore cambiamento repentino delle abitudini. Quindi giocare con loro sì, ma fare in modo che sappiano crearsi anche degli spazi autonomi di gioco a seconda delle età. Il genitore può predisporre il gioco ma deve dedicare degli spazi anche a se stesso per il benessere psicologico proprio ma anche per quello del figlio. Un eccessivo attaccamento dei bambini ai genitori in questa fase potrebbe poi essere controproducente quando torneremo alla vita "normale".
In tutta questa terribile vicenda, possiamo azzardare a dire che ci possono essere anche fattori positivi come il fatto di ritrovare tempo per la famiglia e per i bambini, riscoprire la piacevole sensazione di giocare con loro, di pensare ad attività creative da fare insieme?
Indubbiamente il lato positivo è quello di aver ritrovato tempo per la famiglia, per stare insieme, aver riscoperto il piacere di giocare con i bambini. Questo ha consentito a molti genitori di rassicurare i propri figli rispetto a quello che sta succedendo. Però è necessario mantenere, almeno in parte, le abitudini, anche in termini di orari. Per esempio chi deve lavorare da casa, può tendere a non avere più orari stabiliti e questo può destabilizzare, le routines infatti sono rassicuranti non solo per i bambini ma anche per noi adulti. E’ necessario fare molta attenzione all'equilibrio delle attività giornaliere.
Ai genitori, soprattutto di bambini di elementari e medie, viene richiesto di aiutarli nell’apprendimento e di “sostituirsi” in parte alle insegnanti o comunque di collaborare con loro nel programma scolastico. Un ruolo che i genitori non sono abituati ad avere, al di là dei compiti a casa. Secondo te è giusto vista la situazione? Riusciranno le mamme ad accompagnarli nel percorso scolastico barcamenandosi nella didattica online?
Probabilmente non eravamo preparati ad adottare una modalità didattica così nuova, e per certi versi anche "innovativa". Siamo nell'era dei nativi digitali, i ragazzi sono sicuramente più in grado di utilizzare i sussidi tecnologici rispetto alle generazioni precedenti, ma ciò ha comportato un impegno notevole sia per i docenti che per le famiglie e per gli alunni stessi. I genitori si sono trovati inizialmente spaesati nella gestione delle attività, ma è risultato necessario intraprendere questa strada che per diversi motivi è sicuramente positiva. Bisogna però pensare anche a quelle famiglie che non hanno a disposizione i mezzi tecnologici, le famiglie che vivono un disagio sociale o una deprivazione culturale perché chiaramente ci sono delle differenze da questo punto di vista. E’ una situazione che a mio parere non può essere protratta a lungo, in quanto molto faticosa sia per le famiglie che per gli insegnanti. E' chiaro che la relazione che si può instaurare in aula non si può instaurare a distanza con l'utilizzo di un sussidio tecnologico deprivando i ragazzi di tutto quello che si può trasmettere in presenza. Con il tempo vedremo come questo tipo di didattica avrà influito sull'andamento dell'anno scolastico.
Alla fine di tutto, cosa rimarrà di positivo e cosa di negativo secondo te nei rapporti familiari e nella psicologia dei bambini?
Difficile rispondere adesso a questa domanda. Posso azzardare delle ipotesi. Quello che mi capita di vedere nella mia pratica quotidiana con le famiglie è che stiamo vivendo un momento educativo particolarmente faticoso; lo era già prima dell’affacciarsi di questa emergenza, e sono certa che quello che sta accadendo influirà sicuramente sui rapporti familiari e sulla psicologia dei bambini. Andrà visto caso per caso. Non tutte le famiglie riescono a gestire il rapporto con i figli in maniera serena e la convivenza forzata a volte inasprisce alcune tensioni o le incomprensioni. Di positivo ci può essere la riscoperta del piacere di stare insieme, ma questo accade nelle famiglie più serene, mentre in altre la situazione può diventare più difficile. I bambini hanno delle grandi capacità di recupero dal punto di vista psicologico ma tutto dipende da come i genitori avranno gestito questo momento, da come gliene avranno parlato e da come sono andati i rapporti all'interno della famiglia durante la permanenza in casa.
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